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Scheda del prodotto


Costruttore: Ehrlich
Categoria: organo per dischi codificati
Luogo d'origine: Lipsia, Germania
Anno produzione: 1882
Catalogato nel: 2024


Descrizione

Prima che esplodesse il fenomeno dei dischi in vinile e del grammofono, tra il 1877 ed il 1920 si diffusero in Europa dei curiosi organetti a disco perforato, inventati e brevettati dal tedesco Paul Ehrlich (1849-1925) di Lipsia. Questi organetti ricalcavano il funzionamento dei più famosi ed ingombranti organetti di Barberia, dal nome dell’inventore Giovanni Barbieri che lo elaborò nel 1702, con l’intento di riprodurre la musica “meccanica” attraverso uno strumento portatile, suonabile da chiunque. Negli organetti di barberia la musica veniva scritta perforando delle strisce di cartone, che poi venivano riposte sotto forma di rotoli, rendendo il repertorio pressoché illimitato. Dato che in Italia non ottenne grande successo, la leggenda vuole che Barbieri partì alla volta della Francia col progetto di regalare il dolce suono del suo progetto alla corte del Re Sole, Luigi XIV Borbone. Era il periodo in cui andavano in gran voga gli automi ed uno strumento simile fu accolto con grande stupore. Al Re piacque e in men che non si dica si diffuse in tutte le corti di Francia col nome di Orgue de Monsieur Barbierì il quale, tradotto poi in italiano, diventò il conosciuto organetto di barberia.
Dalle corti l’uso dell’organetto passò in seguito alle strade, quale strumento di accompagnamento prediletto di artisti itineranti e quindi anche dei cantastorie, che raccontavano avventure e storie spaventose intrattenendo ampie fasce di popolazione nelle campagne e nei villaggi. Nell’800 e nei primi del novecento erano moltissimi i suonatori di organetto. Erano uomini e bambini (per la maggior parte italiani) che intraprendevano lunghi viaggi, che a volte duravano anni, per guadagnarsi di che vivere e sempre con la speranza di trovare la città incantata, ovvero la città che gli avrebbe permesso di suonare e avrebbe riempito generosamente i loro cappelli. Non era secondario infatti il problema di trovare un posto dove poter suonare, in molte città europee erano addirittura stati emanati degli editti che impedivano a questi rumorosi suonatori di disturbare la quiete dei borghesi. Solo il 20% dei bambini partiti con un organetto faceva ritorno a casa: il 30% si stabiliva all'estero, il 50% moriva di malattie, stenti o maltrattamenti. Erano così tanti che a Parigi venivano espulsi a centinaia e centinaia all'anno (1500 nel solo 1867). Queste ostilità spinsero i suonatori ad affrontare anche i viaggi transoceanici e così gli organ boy sbarcarono a New York, Filadelfia, Chicago e Rio de Janeiro.
Ehrlich, di professione progettista di pianoforti, iniziò nel 1876 a costruire la cosiddetta Orchestrionette, il primo prototipo di scatola sonora. Ma è nel 1882 che creò il modello brevettato Ariston, che usava i dischi perforati come il nostro esemplare. Lo strumento di Ehrlich era molto più compatto degli organetti di barberia, utilizzando, al posto delle strisce di cartone, dei dischi perforati: unico limite la durata, il brano non poteva durare più di 35-40 secondi. I fori rappresentano la nota da suonare: una levetta fa passare l’aria prodotta meccanicamente da due mantici, messi in funzione da una manovella, attraverso un’ancia, che vibrando produce il suono. Le 24 ance (tre ottave) aspettano elegantemente in fila il loro turno (presenza del foro), il cartone pieno rappresenta il silenzio. Le note basse sono i fori vicini al centro, quelle acute girano nella parte esterna.
La fabbrica Ehrlich, aperta a Lipsia dal 1876, arrivò ad occupare, nei momenti più floridi, più di 1500 persone; essendo costruiti prevalentemente in legno, gli organetti erano manufatti che richiedevano molta manualità, ad un livello quasi artigianale. Con l’avvento, come si diceva, del grammofono, gli organetti persero velocemente terreno e la fabbrica Ehrlich fallì nel 1909. Si calcola che furono prodotti oltre mezzo milione di organetti, successo favorito non solo dalla facile portabilità ma anche dal fatto che esistesse un notevole repertorio disponibile sul mercato, più di 6000 titoli su disco.


Particolarità

Estimatori famosi di questo strumento furono Giuseppe Garibaldi (un esemplare è ancora conservato nella sua casa museo a Caprera) e Totò, che lo custodiva gelosamente in una scatola imbottita di raso fatta costruire appositamente.


Restauro




Abbiamo acquistato l'apparecchio, ad una cifra onesta, sui mercatini online. L'aspetto esteriore non ci convinceva, oltre a diverse incertezze nella riproduzione dei dischi.

Non è stato affatto semplice, non siamo abituati a trattare oggetti in legno e per di più vecchi di quasi 150 anni!

Una volta capita la logica di funzionamento dei due mantici azionati dalla manovella, e capito che è fondamentale garantire compressione alla camera delle ance che produce il suono, abbiamo sottoposto l'intera struttura ad un trattamento antitarlo con successiva stuccatura. I tarli purtroppo avevano aggredito pesantemente tutte le parti dello strumento.








Risolti poi alcuni problemini meccanici e di chiusura corretta delle ance a riposo, è partita l'opera di verniciatura in oro delle zampe e decoupage sulle pareti a vista, con scene musicali. Per chi non lo sapesse, il decoupage impone tempi lunghissimi per l'asciugatura delle varie mani di vernice trasparente che vanno pennellate sopra la carta.

Infine la chiusura superiore, con riallineamento corretto dei fori (in fabbrica il lavoro doveva essere proprio artigianale!) e la sigillatura della camera di compressione.

 
 

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